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Cloroderivati

Il cloro e i suoi composti possiedono la stessa caratteristica: in soluzione acquosa presentano cloro elementare e acido ipocloroso che si dissocia in ione ipoclorito. I disinfettanti a base di cloro sono i più impiegati nell’industria alimentare e si dividono in inorganici (più usati) ed organici (più stabili) a seconda che provengano da sali a base di cloro o da molecole più complesse.
Tra gli inorganici i più attivi e stabili sono:
  • Clorurati fosfatici: 3-4% di cloro attivo, commercializzati in forma di polveri, privi di potere schiumogeno, concentrazione d’uso a 100-200 ppm di cloro attivo in soluzione a pH 11.
  • Diossido di Cloro: mpiegato per potabilizzare l’acqua.
  • Ipoclorito di Potassio: in soluzione allo 0,5% viene chiamato “acqua di Javel”.
  • Ipoclorito di Calcio: viene attenuato miscelando bene 2-3 parti di cloruro di calce (al 20-30% di cloro attivo) in 100 parti di acqua.
  • Ipocloriti di Sodio: (NaOCl), scoperto più di 200 anni fa (”acqua di Labarraque” = soluzione al 5%) è ancora il disinfettante più usato con i nomi commerciali di candeggina, varechina, euclorina, amuchina, ecc. E’ disponibile sul mercato in concentrazioni che variano tra l’1.5 e il 15%. Il sodio ipoclorito commerciale è una soluzione concentrata di sodio ipoclorito (dal 3 al 5% di cloro attivo) ottenuta mediante processi di chimica di base a basso costo, presenta scarso livello di purezza, notevole instabilità ed elevata alcalinità, privo di potere schiumogeno, spesso viscosizzato con detergenti che facilitano la penetrazione della soluzione nello sporco e ne prolungano i tempi di contatto. A causa della bassa concentrazione d’uso per la disinfezione e il basso impatto ambientale, l’ipoclorito di sodio è marcatamente più efficiente se comparato con le più moderne alternative di disinfettanti disponibili sul mercato. Questa soluzione economica ha i vantaggi di essere un potente germicida, di essere incolore, di non macchiare (eccetto i vestiti) , di non essere velenosa se diluita propriamente e di togliere tutti gli odori. Per la sua larga diffusione è diventata lo standard di paragone per tutti gli altri disinfettanti. Per compiere al meglio il suo dovere, è necessaria una concentrazione di 100-200 ppm di cloro libero con un’esposizione di 10 minuti. L’attrezzatura da disinfettare deve essere immersa per 10 minuti, e poi sciacquata o lasciata seccare per eliminare il resto del cloro.
    I composti cloroattivi, in soluzione acquosa, danno origine a cloro elementare (Cl), ad acido ipocloroso(HOCl), dotato di un elevato potere ossidante e in grado di danneggiare le cellule microbiche e a ione ipocloroso(OCl), questi ultimi due originano l’uno dall’altro in funzione del pH della soluzione: a pH acido si origina acido ipocloroso con attività germicida più elevata, a pH alcalino si forma prevalentemente ione ipocloroso la cui attività disinfettante è meno marcata (1:80); il massimo di attività dell’acido ipocloroso si ottiene a pH intorno a 5, che consente solo una dissociazione ionica minima mentre diminuisce a pH superiore. Il potere disinfettante di tutti i composti che liberano cloro viene espresso come "cloro disponibile", in percentuale per i prodotti solidi, in parti per milione (ppm) per le soluzioni in rapporto alla concentrazione.
    La varechina contiene già all’origine percentuali variabili di sodio ipoclorito e conseguentemente di cloro, essendo inoltre instabile, non è possibile fare pieno affidamento sulle concentrazioni riportate in etichetta.

     

    Caratteristiche:

    • ampio spettro ed elevato potere battericida; Gram pos: +++, Gram neg: +++, Micobatteri: ++, Miceti: +, Virus: ++, Spore: ++; Prione ++;
    • basse concentrazioni di cloro producono un marcato aumento di permeabilità della membrana citoplasmatica e quindi dispersione degli elementi citoplasmatici vitali; il cloro penetrato all’interno della cellula reagisce con il protoplasma formando composti N- cloro (cloramine) che si accumulano con effetti letali, nel tempo, per la cellula microbica, ovviamente avvengono anche determinati gravi danni nei meccanismi di trasporto delle sostanze nutritive all’interno della cellula;
    • a concentrazioni più elevate, in virtù della spiccata capacità ossidativa del cloro (soprattutto del Cl2 e del HO Cl) e a circa pH 5 (a valori inferiori si formerebbe cloro gassoso, molto meno attivo), si ha denaturazione o coagulazione delle proteine strutturali ed enzimatiche della cellula microbica, nonché denaturazione dei gruppi -SH degli enzimi;
    • nei confronti delle spore il cloro, secondo le concentrazioni relative d’uso, provoca aumento della permeabilità, rottura degli involucri esterni, blocco della germinazione;
    • l’effetto biocida del cloro libero disponibile è evidenziato in tabella;
    • numerosi fattori, singoli o associati, condizionano le attività antimicrobiche del cloro: pH, concentrazione, temperatura, materiale organico, presenza di ammoniaca o di composti ammonici, addizione di alogeni. ecc... ;
    • l’efficacia varia con la temperatura, e sarà migliore a temperature più alte, comunque sono altamente attivi anche a basse temperature, quindi adatti per le celle frigorifere;
    • sono efficienti anche a basse concentrazioni, questo significa un minore consumo di sostanze chimiche e, di conseguenza, un minor carico per l’ambiente.
    • entro certi limiti, un incremento del pH riduce l’attività biocida dell’acido ipocloroso, mentre in ambiente acido si ha la massima efficacia ma questo comporta maggior corrosività per i metalli; la maggiore quantità di acido ipocloroso non dissociato è presente circa a pH 5;
    • se l’acqua ha pH > 9 occorre controllare la concentrazione di cloro, un pH alto inibisce l’azione disinfettante dell’ipoclorito di sodio allungando i tempi di esposizione:
    • le sostanze organiche “consumano” il cloro disponibile e ne riducono l’efficacia; le proteine integrano il cloro nella loro molecola formando N-cloro composti (cloramine); i lipidi, soprattutto gli acidi grassi polinsaturi, incorporano cloro in valori ancora più marcati. Il fenomeno dell’incorporazione aumenta con la diminuzione del pH da 8,5 a 5. Anche in presenza di latte il “consumo” di cloro è rilevante;
    • piccole aggiunte di iodio ne aumentano notevolmente l’attività biocida;
    • scarsa stabilità alla luce ed al calore quindi vanno conservati in recipienti ben chiusi, al riparo da luce e calore. La candeggina si degrada col tempo, se non se ne conosce l’età è possibile sapere la concentrazione esatta con un apposito test reperibile presso un fornitore di prodotti per piscine;
    • facilmente dilavabili (non lasciano residui);
    • non provocano fenomeni di resistenza nei confronti di virus e batteri perché alcune ore dopo l’applicazione il prodotto è completamente degradato.

Effetto biocida del cloro libero disponibile su alcuni batteri

Organismi
pH
Temp. (°C)
Tempo di esposiz
ppm
Cl
disp.
Risultato biocida
Bibliografia
Bacillus anthracis
7,2
22
120 min.
2,3-2,4
100%
Brazis e al., 1958
Clostridium botulinum tossina del tipo A
7,0
25
30 sec.
0,5
100%
Brazis e al.. 1959
Escherichia coli
7,0
20-25
1 min.
0,0055
100%
Butterfield e al., 1943
Mycobacterium tuberculosis
8,4
50-60
30 sec.
50
100%
Costigan, 1936
Pseudomonas fluorescens
6,0
21
15 sec.
5,0
100%
Hays e al., 1963
Shigella dysenteriae
7,0
20-25
3 min.
0,0046-0,055
100%
Butterfield e al., 1943
Staphylococcus aureus
7,2
25
30 sec.
0,8
100%
Dychdala, 1960
Streplococcus faecalis
7,5
20-25
2 min.
0,5
100%
Stuart e al., 1964
Tutti i batteri vegetativi
9,0
25
30 sec.
0,2
100%
Snow, 1956


Compatibilità

Sono incompatibili con alcune sostanze (formaldeide, tioglicolato, tiosolfato) e, in presenza di acidi (pH < 5), sviluppano cloro, che è un gas tossico, o altri composti che possono danneggiare la salute, perciò deve essere assolutamente evitato l’impiego della varechina insieme all’acido muriatico. A contatto con l’ammoniaca generano un composto irritante (clorammina). Inoltre, a causa dell’elevato contenuto salino, sono particolarmente corrosivi nei confronti delle superfici metalliche, ad es. i metalli leggeri; il cloro può essere impiegato su acciaio inox a temperatura ambiente o a basse temperature senza dar luogo a corrosioni, mentre ad alte temperature e a pH acido può essere molto corrosivo (necessità di stabilizzazione a pH > 8 con NaOH). Non miscelare l’ipoclorito con detergenti, potrebbe dar luogo a reazioni indesiderate. L’ipoclorito è incompatibile (viene neutralizzato con sviluppo di ossigeno) con l’acqua ossigenata. Il cloro può inoltre combinarsi con i composti fenolici, e formare i clorofenoli, che danno al prodotto finito un odore di medicinale. I sali dell’acqua (Fe++, Mn++, nitrati) causano la precipitazione del disinfettante e la sua inattivazione. L’ipoclorito è un forte ossidante e può danneggiare abiti o superfici delicate. In caso di contatto con il prodotto puro risciacquare immediatamente e abbondantemente con acqua.

Stabilità e sicurezza

In genere, i prodotti formulati per l’uso domestico, insieme all’ipoclorito contengono altre sostanze stabilizzanti che ne favoriscono la conservazione. In ogni caso, le soluzioni di ipoclorito devono essere mantenute al riparo della luce diretta del sole e in un luogo fresco. In condizioni non idonee, la degradazione dell’ipoclorito in sale da cucina e ossigeno è molto rapida, infatti si decompone dopo 20-30’ dalla preparazione e, oltre a causare situazioni di pericolo quali il rigonfiamento delle confezioni e la loro possibile esplosione, può rendere vane le operazioni di disinfezione a causa della bassa concentrazione di principio attivo nelle soluzioni disinfettanti utilizzate, in pratica occorre preparare la soluzione ogni volta. Non disponendo di attrezzature di laboratorio adeguate, per verificare se una soluzione di ipoclorito contiene ancora materia attiva, è possibile fare alcuni semplici prove:

  • Prova con acidi In un bicchiere di vetro mettere alcune gocce di acido cloridrico di tipo commerciale (muriatico), aggiungere poca acqua e, con molta precauzione, alcune gocce di ipoclorito da controllare. Se è ancora presente la materia attiva, si svilupperà cloro sotto forma di gas che renderà la soluzione ambrata e stazionerà come gas pesante sul pelo del liquido. Attenzione: il cloro è un gas tossico, questa prova deve essere effettuata con molte precauzioni evitando di respirare i gas che si sviluppano. Indossare guanti e occhiali di sicurezza.
  • Prova con acqua ossigenata In un bicchiere di vetro mettere alcune gocce di acqua ossigenata (quella disponibile per la disinfezione delle ferite va bene) e aggiungere con precauzione la soluzione di ipoclorito da provare, se la materia attiva è ancora presente si noterà un energico sviluppo di gas (il gas che si sviluppa è ossigeno, quindi non pericoloso). E’ opportuno comunque indossare occhiali di sicurezza per evitare che eventuali schizzi provocati dall’effervescenza della soluzione possano entrare in contatto con gli occhi o le mucose.
I composti organici (cloramine, clorocianurati) sono costosi, necessitano di lunghi tempi di contatto ma sono meno aggressivi nei confronti dei metalli. Consentono una disponibilità di cloro attivo di 750 mg per litro d’acqua solo se impiegate alla concentrazione minima del 2%. La cloramina T è una polvere cristallina bianca contenente circa il 15 % di cloro disponibile, rispetto agli ipocloriti è meno irritante, mantiene più a lungo il cloro, non reagisce rapidamente col materiale organico, è meno corrosiva sui metalli, è più stabile al calore e alla luce; tuttavia manifesta un’azione biocida molto più lenta.
Gli isoclorocianurati di sodio e di potassio, e gli acidi isocianurici, sviluppati negli anni 50, sono prodotti a elevatissimo contenuto di cloro (40-60%) in grado di fornire una sorgente solida e più stabile di cloro attivo. Caratteristiche, efficienza e compatibilità sono equiparabili all’ipoclorito.
Vengono principalmente utilizzati nelle piscine, nei detergenti per lavastoviglie, nei disinfettanti per i bagni, negli ospedali, nelle mense, eccetera. Sono poco usati nell’industria delle carni.
Modalità e concentrazioni d’uso.
Efficienza e concentrazioni d’uso sono equiparabili a quelle indicate per l’ipoclorito di sodio. Il
fabbricante deve riportare sempre sulla confezione la concentrazione di cloro per pastiglia e le
diluizioni necessarie per le diverse applicazioni.

 

Alcuni esempi di applicazione con pastiglie di isocianurato da 3 grammi ciascuna

Aree di applicazione
Dosaggio raccomandato
Tempo di contatto
Bagno
Servizi igienici, WC, sanitari
1 pastiglia/10 litri d’acqua
5 minuti (risciacquare le superfici metalliche trattate)
Cucina
Lavelli, scarichi
1-2 pastiglie in 10 litri d’acqua
5 minuti (risciacquare gli oggetti e gli scarichi di metallo).
Superfici dure
Pavimenti, piastrelle
2 pastiglie/10 litri d’acqua
5 minuti (non è necessario risciacquare)
Trattamento dell’acqua
Per il lavaggio di frutta e verdura
2 pastiglie/50 litri d’acqua
10 minuti (risciacquare abbondantemente frutta e verdura dopo il trattamento)

 

Nota
Spesso, dopo l’uso di ipoclorito, la pelle delle mani rimane impregnata di un odore sgradevole di cloro, un semplice modo per rimuovere i composti clorurati che si sono formati è quello di lavarsi con una soluzione di acqua ossigenata avente una concentrazione del 2-3%. Al termine dell’operazione è bene risciacquare abbondantemente con acqua corrente. Se possibile, applicare una crema idratante; sia l’ipoclorito che l’acqua ossigenata sono molto aggressivi nei confronti della pelle.

 

Attività microbicida
ottima efficacia
Meccanismo d’azione
Formazione di nuovi composti
Interazione con la membrana cellulare
Formazione di clorocomposti citotossici nel citoplasma
Inibizione enzimatica 
pH
Massimo di attività a pH acido ma corrodono i metalli e soprattutto si libera gas tossico, quindi si consiglia pH > 8-9
Sostanze organiche
Inattivano
Temperatura
Molto attivi 4°C (per ogni incremento di 10°C l’attività disinfettante aumenta del 50%) corrosivi oltre i 35-40°C
Concentrazione d’uso
100-200 ppm
Tempo
10-30 minuti, poi risciacquo
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